Vivevo ancora in Sicilia con i miei genitori e mia sorella ancora minorenne e quel giorno, fortunatamente, si era deciso di passare una domenica da trascorrere in un centro commerciale ad un paio d'ore di distanza.
Io decisi di non andare e approfittai di quel tempo libero in un modo che per me, fino a quel momento, era totalmente innovativo.
Avevo deciso di far venire a casa mia quello che fu il mio primo schiavo in assoluto, che da diverso tempo manifestava la sua voglia di farmi da Sissy. Sebbene fosse una persona molto fissata con l'ordine, non aveva mai avuto l'occasione di fare le pulizie da qualcun altro e, anzi, il suo lavoro non aveva nulla a che fare con tutto ciò che si apprestava a compiere.
Inizialmente non capivo che gusto ci potesse provare nel pulire la mia casa, ma nonostante i miei dubbi, lui mi diceva di aver una voglia sfrenata di mettersi un completino, di farmi accomodare e di pulire davanti a me per ore.
Quel giorno mi chiese addirittura di macchiare il gabinetto, dicendo che pulirlo lo avrebbe umiliato, ma ancora più gratificato. Così, non avendo affatto esperienza, mi ritrovai ad improvvisare e mi misi a preparare una torta per il solo piacere di sporcare le stoviglie e la cucina di farina e uova, forno compreso.
Presi poi del miele e lo versai sui sanitari. Controllando notai che purtroppo ciò che avevo utilizzato era fin troppo semplice da pulire, così cercai qualche altro ingrediente nel frigorifero. Trovai la glassa di aceto balsamico che mio padre adorava, ma che io detestavo per il suo odore alacre e la viscosità. Lo schizzai sui sanitari con un divertimento che mai mi sarei aspettata nel lerciare la mia stessa casa.
Mentre sporcavo come una bambina un po' tutta la casa, immaginavo la faccia che avrebbe fatto il mio servitore nel vedere quel disastro.
Dopo una mezz'ora, suonò il campanello. Era il mio schiavo che indossava, in maniera non poco sospettosa, un lungo cappotto.
Lo feci entrare, notando che grondava di sudore visto il caldo primaverile siciliano. Chiesi delucidazioni, ma lui, prima di rispondere, mi chiese il permesso di svestirsi ed una volta acconsentito, si tolse cappotto e pantaloni. Sotto indossava un completino da cameriera e delle calze nere velate e dal suo borsello tirò fuori una sorta di cappellino bianco.
Lì per lì scoppiai in una risata denigratoria, ma anziché vergognarsi della situazione, lui abbassò lo sguardo con fare sottomesso e mi ringraziò per l'emozione che gli stavo facendo provare quel giorno.
Gli chiesi allora di cominciare a pulire la casa perché non stavo nella pelle. Volevo davvero assistere alla scena di lui conciato così che strofinava con vigore tutta la mia casa. Con sé aveva portato una scatola dalla quale tirò fuori un ambaradan di prodotti per le pulizie, ne selezionò qualcuno confidandomi che gli sarebbe piaciuto iniziare dalla cucina. Mi sedetti in un angolo annuendo con fare superiore, ma prima di farlo iniziare gli ordinai di aprire il forno. Lui lo aprì e rimase qualche secondo in silenzio con gli occhi lucidi dall'emozione. Mi disse "Padrona, non mi aspettavo una simile gentilezza da parte sua". In men che non si dica si mise quindi in ginocchio davanti al forno e, tra una strofinata e l'altra, impiegò 10 minuti buoni, durante i quali io non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso: la sua dedizione era ipnotizzante.
Proseguì quindi col pulire il resto della cucina in maniera molto più celere di quel che mi aspettavo, ma altrettanto accuratamente. Terminata la cucina, gli dissi di proseguire col bagno e sempre ringraziandomi per il disastro combinato, sì piegò e iniziò a pulire con devozione. La salsa che avevo utilizzato, una volta seccata, si era rivelata particolarmente resistente e il mio servitore dovette spendere diverso tempo e litri di detergente per mettere a nuovo i sanitari.
Mentre puliva gli chiedevo della sua giornata, quasi come a voler rendere quei momenti una sorta di quotidianità.
Alla fine del lavoro era quasi stremato, anche a causa dall'ampiezza delle superfici di pavimenti che si estendevano sui due piani della casa. Nonostante la fatica gli avesse divorato ogni briciolo di forza, si ostinava a ringraziarmi al termine di ogni servizio. Non contenta di ciò, quando mi venne fame gli ordinai di pulirsi a dovere le mani e di prepararmi un panino.
Quell'esatto giorno compresi che se avessi voluto, non avrei più alzato un dito in casa mia perché ci sarebbe sempre stata una mole di uomini disposti ad asservirsi per me. Erano le prime volte che provavo quelle emozioni e già da quel momento capii che non ne avrei potuto fare a meno.
Al termine delle pulizie chiesi al mio schiavo quanto una donna delle pulizie avrebbe dovuto guadagnare facendo quel lavoro e lui mi rispose, quasi vergognandosene, che la cifra giusta si aggirava sulla cinquantina di euro.
Gli dissi allora che, sebbene non lo avessi pagato neanche un centesimo, quella era la somma che avrebbe dovuto spendere quel giorno per comprare qualcosa in modo da viziare me. Lui rimase stupito da questa mia uscita, perché in genere era sempre lui a dover chiedere di viziarmi.
Sapeva che venendo da una famiglia benestante non mi veniva spontaneo chiedere di comprarmi cose, anche perché erano poche le cose che desideravo e che non possedevo. Non se lo fece quindi ripetere due volte e mi chiese il permesso di uscire per comprare qualcosa di mio gradimento.
Acconsentii, ma gli dissi di passare anche da casa sua per cambiarsi perché poi, di lì a poco, sarebbe tornata la mia famiglia. Lui andò via, io mi preparai e dopo circa un'ora e mezza, squillò il mio telefono. Era lui che mi chiedeva di uscire.
Salii sulla sua macchina e lui mi porse una scatolina deliziosamente impacchettata. Dentro ci trovai un fondotinta e una cipria di Dior, marca che per il make-up ho sempre adorato. Assieme ai due oggetti c'era anche un biglietto scritto a mano: era un interminabile ringraziamento, nel quale il mio servitore esprimeva la sua felicità nel servire una donna totalmente dominante e così sicura di sé. Si scusava inoltre per essersi lasciato prendere dall'emozione, perché con il suo regalo aveva superato la cifra che gli avevo ordinato di spendere. Prima di salutarlo gli dissi che i miei genitori erano rimasti positivamente stupiti dalla pulizia della casa e che quindi l'avrei invitato nuovamente per un pomeriggio del genere, per prendermi ovviamente il merito delle sue fatiche.
Di lì in poi si sono susseguite altre occasioni durante le quali gli feci pulire l'intera casa, ma di quella volta porto con me un vivido ricordo perché diede l'avvio ad un rapporto che ancora oggi manteniamo, nonostante la distanza.
Ormai è diventata tradizione che pochi giorni prima di Natale, approfittando delle ferie di entrambi, questo mio servitore venga a casa mia, con conseguenti ore di aereo, solo per pulire.
Sebbene per lui sia sufficiente solo questo per essere felice, io organizzo sempre al meglio quella giornata, perché un rapporto del genere è raro trovarlo e va curato il più possibile, anche da parte mia.